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Alla scoperta della città antica di Vulci

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Vulci è unantica città etrusca che si trova nell’alta Tuscia, in un territorio compreso tra i comuni di Montalto di Castro e Canino, a poca distanza dal Mar Tirreno e dal confine con la Maremma Toscana.

Il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci è l’esempio di perfetta fusione tra elemento naturale, storia ed archeologia.

All’interno del Parco è possibile passeggiare per ore, seguendo itinerari segnalati ed ammirare gli scavi archeologici dell’antica città e le belle tombe etrusche, tra cui la famosissima Tomba François, la Tomba delle Iscrizioni ed il Tumulo della Cuccumella, il più grande tumulo dell’Etruria Meridionale.

Tomba etrusca Vulci Tuscia

Come dicevamo i percorsi suggeriti sono tanti e adatti alle diverse esigenze dei visitatori; si parte dal più breve di circa un chilometro e mezzo per arrivare al tour completo di quasi quattro chilometri, che consente di godere pienamente della bellezza naturalistica del luogo e di immergersi nella sua storia, visitando tutti gli scavi, incontrando antichi tratti di strada Roma, i resti delle mura cittadine, quelli di una villa del I secolo a.C, fino a raggiungere il delizioso angolo incantato del laghetto del Pellicone.

Questo bacino d’acqua, circondato da vegetazione incontaminata e massi di roccia locale, è stato il set di numerose scene cinematografiche, dal celebre incontro di Benigni e Troisi con Leonardo Da Vinci, in “Non ci resta che piangere” fino a una delle scene più esilaranti di “Tre uomini e una gamba” con il trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”.

A poca distanza dal Parco Archeologico di Vulci sorge il Castello dell’Abbadia, che ospita le interessanti sale del Museo Nazionale Archeologico all’interno delle quali sono esposti numerosi reperti rinvenuti durante le campagne di scavo sul territorio dell’antica città etrusca di Vulci.

Il Castello venne edificato in epoca medievale a scopi strategici; esso serviva infatti per controllare la valle del Fiore e l’accesso al ponte omonimo e proteggere quindi la popolazione locale dai continui attacchi saraceni. Ancora oggi l'antica struttura è protetta da un fossato ed circondata da un muro di cinta munito di quattro torri semiellittiche.

Durante il Medioevo il castello di Vulci venne conteso da alcune potenti famiglie locali come gli Aldobrandeschi, i Di Vico e il Comune di Orvieto finché nella prima metà del XV secolo il feudo intorno al castello fu assegnato alla famiglia Farnese e poté godere di un periodo di relativa tranquillità.

Nel 1513 la rocca fu concessa in investitura perpetua al cardinale Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III, che amava particolarmente soggiornare in questo luogo e che molto probabilmente fece ingrandire la struttura iniziale aggiungendo l'area che oggi ospita il Museo Archeologico.

A partire dal 1537 il castello fece parte del Ducato di Castro per poi essere reintegrato, a metà del XVII secolo, nei possedimenti della Camera Apostolica.

Seguirono anni di decadimento e abbandono, finché negli anni '60 del secolo scorso la rocca non fu acquistata dallo Stato, restaurata e destinata a sede del museo a partire dalla metà degli anni '70.

Dal castello si accede al suggestivo Ponte dell’Abbadia, famoso anche con il nome di Ponte del Diavolo: dall'alto dei suoi 30 metri di altezza si gode di una vista mozzafiato su tutto il territorio circostante, segnato da canyon sorti nel corso dei secoli tra le rocce vulcaniche locali, attraverso cui scorre anche il fiume Fiora.

Si narra che il romanziere inglese David H. Lawrence, giungendo a Vulci, esclamò “c’è qualcosa di inquietante a Vulci, qualcosa di molto bello” e come dargli torto?